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Il valore prodotto dalle attività no-profit: reale e tangibile

In una recente intervista televisiva l’economista Jean-Paul Fitoussi osservava che, quando un avvocato sposa la sua domestica, il PIL cala: infatti, lui smette di retribuirla.
Evidentemente il PIL è una misura molto limitata del valore generato dal lavoro, perché si basa sull’esistenza di una retribuzione, mentre il valore del lavoro è legato al risultato dello stesso, e non a una transazione economica.
Risultato: alla misura attraverso il PIL sfuggono tutte quelle attività, come quelle del Terzo Settore, che si basano largamente sul volontariato.

Possiamo misurarle? Possiamo valutare la ricchezza prodotta da tutte quelle attività che non presentano un corrispettivo economico basato sullo scambio di denaro?
La risposta è: sì, possiamo.
Ed è quello che ha fatto un gruppo di lavoro organizzato dall’amministrazione del comune di Caronno Pertusella (VA), mettendo a punto il cosiddetto Bilancio in Valore, che ha permesso di misurare economicamente il valore generato dalle associazioni no-profit presenti sul suo territorio.

Un esempio

Supponiamo che una struttura prepari dei pasti da vendere alla popolazione, che produca 5.000 pasti all’anno, con i seguenti costi: 10.000 euro di materie prime, 30.000 euro di remunerazione agli addetti, 5.000 euro di affitti e utenze, 5.000 euro di ammortamento di impianti; il costo totale di 50.000 euro può essere coperto vendendo ogni pasto a 10 euro. Il cliente paga la merce quanto essa costa, e non ha alcun vantaggio, e la struttura ha costi pari ai ricavi, quindi non ha alcun utile.
Cosa succede se il lavoro è svolto da volontari? Il valore dei pasti non può essere diverso, e resterà di 50.000 euro, ma, per mantenere il pareggio di bilancio, sarà sufficiente far pagare un pasto 4 euro, invece che 10. Ovvero, la comunità riceve un valore di 50.000 euro a fronte di una spesa di 20.000. i restanti 30.000 euro sono un valore generato per la comunità.

Il Bilancio in Valore

Il metodo di calcolo sopra esemplificato è stato articolato con molta attenzione per vari tipi di servizi e prodotti offerti dal Terzo Settore: in sostanza si sono individuati due principi:

  1. Se esistono servizi e prodotti confrontabili già disponibili sul mercato, quello è il loro valore: sottraendo a tale valore il costo che il fruitore finale deve sopportare si ha il valore netto generato, regalato alla comunità;
  2. Se non esistono sul mercato servizi o prodotti confrontabili, sarà sufficiente operare il calcolo dei costi che si dovrebbero sopportare per la loro generazione, in assenza di volontariato e sponsor o benefattori, e sottrarre a questo quanto pagato dai fruitori.

Si ottiene in tal modo quel valore, misurato in termini economici, di quanto sfugge al calcolo del PIL.

Le esperienze.

Il metodo, validato attraverso verifiche con docenti di Pubblica Amministrazione e con altri soggetti coinvolti nella sistematizzazione delle regolamentazioni del Terzo Settore, è stato applicato all’insieme di associazioni no-profit del territorio di Caronno Pertusella (una quarantina) producendo un risultato sorprendente: il Comune (di circa 18.000 abitanti) presenta un bilancio annuo di

circa 16 milioni di euro, e il valore generato dalle associazioni è circa di 2 milioni e mezzo di euro, pari a circa il 16% del bilancio!
Ovviamente, le associazioni sono estremamente diversificate, accanto ad alcune di piccola dimensione, che producono valori contenuti (si pensi a un’associazione che tiene corsi di pittura), altre hanno un forte impatto sul territorio (si pensi ai centri Auser, per l’invecchiamento attivo), ma un dato è rilevante: il valore medio generato da quella quarantina di associazioni risulta superiore ai 65.000 euro annui.

In un recente convegno tenutosi proprio sul Bilancio in Valore , Maurizio Ampollini (direttore di CSV Insubria) ha indicato in oltre 360.000 il numero di associazioni no-profit in Italia: se il valore medio misurato a Caronno Pertusella fosse una caratteristica di tutto il territorio, si tratterebbe di ub valore generato superiore ai 23 miliardi di euro!

Iniziative future

Il gruppo di lavoro si è esteso ad altri enti come i CSV, e insieme stanno lavorando per diffondere la pratica del Bilancio in Valore, anche perché da queste misure è possibile fornire degli strumenti di supporto alle decisioni da mettere a disposizione delle amministrazioni locali, per indirizzare eventuali contributi.

Non solo, l’associazionismo produce anche un valore, più difficilmente misurabile (ma su cui si sta lavorando) anche per il futuro; a titolo di esempio, la Comunità Europea fornisce dati sul miglioramento dello stato di salute di chi pratica con continuità attività sportive non agonistiche: quanto la presenza di associazioni dedicate a ciò può ridurre i costi della sanità pubblica? È possibile dare qualche risposta alla domanda, su base statistica.

Di Marco Maiocchi

Ma non dimentichiamo una cosa forse più importante: le attività legate all’associazionismo sono certamente legate al piacere della partecipazione e della socializzazione. Come recita il titolo di un libro sul tema (1): quanto vale un’ora di gioia?

(1)M. Maiocchi, P. Ricci, G. Turconi, Il Bilancio in Valore. Quanto vale un’ora di gioia?, Maggioli editore, 2019