Oggi più che mai le imprese si trovano a operare in contesti sempre più complessi e in continua evoluzione, che richiedono skill diversificati e competenze specifiche non sempre presenti nel management di un’azienda: la consulenza direzionale può rappresentare una risorsa preziosa per affrontare tali sfide in modo efficace, ed è diventata un elemento essenziale per le organizzazioni nello scenario attuale
Se in passato ricorrere a figure consulenziali di direzione poteva rappresentare una strategia consigliabile e vincente, soprattutto nelle grandi aziende, oggi, nell’attuale modello di impresa – grande o piccola che sia – è diventato un asset indispensabile e imprescindibile, a fronte delle numerose e diversificate competenze necessarie per condurre in modo efficace un’organizzazione. Pertanto, una società di consulenza non può più essere vista come un intervento temporaneo o un’opzione di emergenza, ma come un partner strategico e continuativo per l’organizzazione. Un consulente manageriale, infatti, può apportare una vasta esperienza e un ricco know-how in diversi settori aziendali e condividere utili best practice all’interno di un’impresa, fornendo una prospettiva esterna e obiettiva, basata su dati e su valutazioni più oggettive non contaminate da condizionamenti interni alla struttura.
In effetti, la caratteristica fondamentale della consulenza manageriale sta proprio nel fatto che viene svolta da professionisti esterni all’impresa, il cui obiettivo è affiancare e consigliare la direzione aziendale nell’affrontare questioni di carattere strategico, gestionale e organizzativo, aiutandola ad analizzare le varie criticità da un diverso punto di vista. Non solo, siccome le problematiche legate alla gestione di un’organizzazione implicano competenze diversificate e specifiche, magari non sempre tutte presenti in azienda – il manager non è un tuttologo -, attingere a risorse esterne può essere estremamente efficace e i consulenti possono offrire grande aiuto per prendere decisioni cruciali.
Cosa fa una società di consulenza?
La ragione per cui spesso la direzione aziendale mostra una certa resistenza e una sorta di scetticismo di fronte all’idea di farsi affiancare da società di consulenza, dipende sostanzialmente dal fatto che non riesce a coglierne il valore aggiunto e la concretezza della sua attività. Di fatto, secondo la norma europea EN 16114 (recepita anche in Italia come norma UNI), la consulenza manageriale viene chiaramente descritta come un insieme di attività multidisciplinari di lavoro intellettuale, nel campo del management, che mira a creare valore o a promuovere cambiamenti, attraverso la fornitura di consigli o soluzioni, intraprendendo azioni oppure attraverso l’erogazione di servizi ben precisi (deliverable).
I servizi di consulenza manageriale possono spaziare dalla definizione dei processi aziendali interni, alla gestione delle risorse umane, alla formazione, all’impostazione di una nuova strategia commerciale e di go-to-market, e molto altro ancora.
Sia ben chiaro che i consulenti di direzione sono figure professionali che non vanno a sostituire i vari manager con le loro funzioni interne all’organizzazione, ma lavorano sempre in affiancamento ad essi, e vengono scelti in base alle loro specifiche competenze, a seconda di quali possono essere gli ambiti di intervento, per esempio, studio ed elaborazione di strategie per migliorare le prestazioni dell’impresa e l’efficienza dei processi; elaborazione di sistemi di contabilità industriale; consulenza negli investimenti; pianificazione finanziaria e controllo di gestione; elaborazione di proposte organizzative dell’area marketing; analisi di dati o informazioni di natura economica; sviluppo e certificazione dei sistemi di gestione, qualità, ambiente, salute e sicurezza, formazione etc. Proprio alla luce dei numerosi ambiti applicativi, è evidente che rivolgersi a una società di consulenza aziendale, che ingloba un ventaglio di specialisti in vari settori, è di fatto l’unica strada per rendere efficienti le diverse aree di un’organizzazione.
Dalla teoria alla pratica
Un consulente di direzione può contribuire in diversi modi all’efficacia del management all’interno di un’organizzazione, ma il punto di partenza è rappresentato innanzitutto dalla creazione di una corretta cultura aziendale: questa, infatti, costituisce il primo aspetto che condiziona, in maniera determinante, l’efficienza e la produttività di un’impresa. Una cultura aziendale sana e positiva indirizza i dipendenti nella giusta direzione, li responsabilizza e contribuisce a migliorare la coesione a beneficio di tutti e, in questo senso, il ruolo del management è fondamentale. In realtà, però, sviluppare e mantenere una cultura aziendale positiva spesso può essere molto sfidante, soprattutto in strutture complesse e articolate, ed è qui che la figura del consulente manageriale può fare la differenza. Infatti, proprio perché esterno all’azienda e quindi fuori da dinamiche interne talora ingarbugliate, può svolgere un ruolo cruciale supportando un’organizzazione nel definire, sviluppare e promuovere una cultura sana, basata su principi oggettivi di etica, fiducia e rispetto reciproco.
In quest’ottica, il consulente di direzione – nella sua posizione di osservatore esterno e ‘asettico’ -, è in grado di aiutare a identificare meglio problemi e criticità, così come anche nuove opportunità, per mezzo di un’attenta, approfondita e soprattutto imparziale analisi dei punti di forza e di debolezza dell’organizzazione e dello stesso management. Questo lavoro di assessment, quindi, può portare alla scoperta di minacce nascoste ma anche di potenziali inesplorati e, attraverso una comprensione più chiara di tutti i diversi aspetti positivi e negativi, l’azienda viene messa nella condizione di sviluppare strategie più adeguate per migliorare i propri leader e la cultura aziendale stessa. A questo scopo, i consulenti possono affiancare la direzione nello sviluppo e nel potenziamento di competenze manageriali attraverso formazione, mentoring e coaching; poi, in una fase successiva, lavorando gomito a gomito con lo stesso management, possono contribuire all’elaborazione di strategie efficaci per definire obiettivi chiari, identificare opportunità, implementare eventuali azioni correttive e sviluppare piani operativi.
Il consulente di direzione, inoltre, può fornire un prezioso contributo a un’organizzazione nella gestione del cambiamento, il quale da una parte potrebbe rappresentare una sfida impegnativa, dall’altra, con l’approccio giusto, può diventare occasione di crescita e di miglioramento. Partendo, infatti, da un’analisi approfondita dell’organizzazione, compreso il suo contesto, la sua cultura, le modalità operative, i punti di forza e debolezza, il consulente aiuta a sviluppare una strategia di cambiamento ritagliata su misura per quella specifica realtà, attraverso la definizione di obiettivi chiari, risorse necessarie e KPI, tracciando una roadmap dettagliata delle diverse fasi del cambiamento. Ovviamente, il consulente di direzione deve lavorare a stretto contatto con i dirigenti e i manager e fare in modo che siano pienamente coinvolti e impegnati in questo processo, per poi comunicare all’interno dei propri team una visione coerente, ispirare fiducia tra i dipendenti e magari raccogliere feedback da parte di questi per valutare l’efficacia del cambiamento stesso. Indubbiamente, durante tale processo, possono sorgere ostacoli e sfide, ma il consulente di direzione è, appunto, in grado di aiutare l’azienda a identificare e risolvere in modo efficace queste criticità, quali, per esempio, la gestione della resistenza al cambiamento e la risoluzione di conflitti interni.
Ora, partendo dall’assioma che il successo di un’organizzazione dipende innanzitutto da chi la dirige, è ovvio che i manager rappresentino il cuore pulsante di qualsiasi organizzazione e che il loro successo sia direttamente correlato all’efficacia complessiva dell’azienda. In quest’ottica, la consulenza direzionale oltre a svolgere una funzione chiave nello sviluppo di competenze manageriali adeguate, offrendo formazione e supporto ai dirigenti e aiutandoli a sviluppare capacità di leadership avanzate, ha un ruolo fondamentale nel fare in modo che la direzione sia ‘sulla stessa lunghezza d’onda’ e nell’attuare un coerente allineamento aziendale. In effetti, il consulente nella sua posizione ‘super partes’, svolgendo un ruolo di moderatore e mediatore, può dare un prezioso contributo nel creare armonia all’interno di team di manager e dirigenti, spesso ciascuno con la propria visione e le proprie convinzioni, magari poco predisposti al confronto e a mettersi in discussione. In questo modo, facendo un lavoro a quattro mani, i comitati direzionali e la società di consulenza possono definire insieme mission, vision e obiettivi aziendali, che una volta sottoscritti al vertice, potranno essere condivisi con i diversi dipartimenti e team, attraverso una comunicazione trasparente e assertiva, capaci anche di ascoltare le obiezioni di chi mostra delle riserve.
In definitiva, la consulenza manageriale svolge un ruolo chiave nello sviluppo della cultura aziendale e nell’efficacia del management all’interno di un’organizzazione, rappresentandone un asset decisivo e imprescindibile. Grazie al loro supporto nella risoluzione di problemi, nello sviluppo di competenze manageriali, nella gestione del cambiamento e molto altro, i consulenti direzionali sono partner strategici che aiutano le aziende a raggiungere il successo nei propri mercati di riferimento sempre più competitivi e sfidanti. Scegliere di avvalersi della consulenza manageriale, pertanto, significa fare un investimento, il cui ritorno si traduce in risultati concreti e tangibili nel breve ma anche e soprattutto nel lungo periodo, in termini di efficienza, produttività e crescita. Farsi supportare da un team di consulenti esterni, dunque, non vuol dire che un’azienda non sia in grado di andare avanti con le proprie forze, piuttosto dimostra lungimiranza, capacità di mettersi in discussione, predisposizione positiva al cambiamento e quindi al miglioramento continuo.